Massimo Barbaro, Il silenzio interrotto, Firenze Libri, 1989
Altre memorie, altre tradizioni, altri linguaggi articolano la poesia di Massimo Barbaro.
La sua terra nutrita di aspri e nudi miti, di ragioni (e regioni) impressionistiche, di desolazioni crepuscolari ha il dono dei contrasti, trova la sua forza interiore in un’energica capacità di dare immagini ai pensieri:
Ulisse sotto le spoglie di un mendico, è ospite nella capanna del porcaro Eumeo. A Milano i tetti attaccati agli ombrelli, a colore.
Ma questi miti non portano a mete, Se non al senso d’un mondo che si dissolve, nel quale sempre meno si trovano motivi di vita o d’azione:
Io sono il guardiano della Muraglia
Ma tanti e confusi
o nessuno?
vanno a morire nel deserto
Allora i significati avranno acora un significato? o saranno vuote parole?
(Mauro Baroni)