E invece avremmo dovuto averne cura come della cosa più importante al mondo: l’interstizio, il tempo morto, la distanza, lo spazio tra una cosa e l’altra. Invece delle cose.
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Non bisognava preoccuparsi della vita, al contrario: bisognava sciuparla, essere conseguenti.
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L’incoerenza interiore come un orgoglio celato. All’esterno, la rispettabilità, o più probabilmente: nient’altro che la responsabilità (ma anche questa, in fondo, è interna, e non saprei se dall’esterno si vede). Una cancrena.
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L’uso logora ma migliora (un vecchio abito, le buone vecchie scarpe…). A quest’ora la vita sarebbe consumata.
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Ma se è proprio così, se è proprio tutto vero, perché non rassegnarsi all’inutilità, cosa impedisce di goderne la tenerezza, la resa dolce dell’abbandono?
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La materia è corrotta ab initio. Bella affermazione buona per aforismi… Invece, proprio per la sua natura intima, originaria, costitutiva, dovrebbe esserne il pregio. E lo è…
La natura è matrigna solo per via della nostra impazienza.
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Momenti più belli della vita: silenziosi, inutili, solitari.
No, non può essere vero. La vita non è così.
A meno che…
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Avrebbe senso ai nostri giorni sono un’opera filosofica che saltasse a pie’ pari molti passaggi logici, che anzi non ne avesse, un’opera contraddittoria, frammentaria, arbitraria, asistematica, senza via d’uscita, inconcludente, lirica. Ma per molto meno hanno dato addosso a Heidegger (e non sempre meritatamente, come per gli anni del Rettorato…). Ormai, neanche un dio ci può salvare.
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Il buon filosofo si riconosce dal fatto che la sua opera ha a che fare con la vita. Ma anche dal fatto che non tira in ballo la vita ogni momento. Il buon poeta si riconosce dal fatto che la sua opera non ha a che fare con la vita. Ma anche dal fatto che tira in ballo la vita ogni momento.
Indecisi tra poesia e filosofia, ma soprattutto cattivi nell’una e nell’altra, decidiamo che è meglio non fare niente, di non avere a che fare con la vita, di non tirarla in ballo. Cattivi in entrambe, non riusciamo a mantenere la parola data…
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Il cattivi maestri danno compiti impossibili. «Descrivete la gioia»…
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Corto Maltese, Alan Ford… amo i personaggi che, nella loro fissità, sembrano pensierosi anche se non stanno pensando a nulla.